
24 Feb IO NON CREDO ALLA PSICOLOGIA
Mi capita di sentire “io non credo alla psicologia”, come se si trattasse di qualcosa di magico, di mistico, di astratto.
La psicologia non è una questione di fede, ma ha a che fare col pensiero e la mente; non credere alla psicologia vuol dire non credere di avere una mente e quindi di fatto che siamo essere pensanti.
La psicologia ha a che fare col benessere e la concretezza della vita; non credere alla psicologia vuol dire non sfruttare al meglio le proprie risorse personali per raggiungere uno degli obiettivi più concreti, che tutti ci poniamo: avere una vita appagante e felice.
Sulla psicanalisi poi ne ho sentite di tutti i colori! C’è molta confusione!
Da un lato la terminologia della psicanalisi (inconscio, super-Io, rimosso, transfert…) è ormai diventata patrimonio del linguaggio quotidiano, ma dall’altro, l’identità psicanalitica va perdendo di specificità. Tutti sono “terapisti,”: basta aggiungere il suffisso “psico” ed è fatta! Ogni cura basata sull’ascolto viene sbrigativamente definita psicanalisi.
FALSI MITI
Complice forse la cinematografia, si crede che la psicanalisi si occupi esclusivamente del passato e riconduca ogni problema dell’età adulta all’infanzia e ai cattivi genitori che abbiamo avuto.
Mentre lo scopo di una psicoterapia psicanalitica è stabilire, o meglio ristabilire, dei nessi tra passato e presente. Si esplora il passato solo nel caso in cui un antico problema continui ancora, per vie del tutto inconsapevoli, a influenzare negativamente la vita presente.
Se il passato influisce sul presente, anche il presente ricostruisce il passato, consentendo al paziente di dare significati nuovi alla propria storia e nuovi ricordi.
Alla psicanalisi non interessano come sono stati il padre e la madre reali del paziente e non esprime certo alcun giudizio. Ciò che conta è la percezione che il paziente ha della sua storia, non come si sono svolte realmente le vicende dei primi anni, ma che traccia e che ricordo ognuno porta con sè.
Sento spesso dire che la psicanalisi da troppa importanza alla sessualità. Nel conflitto perenne tra pulsioni libidiche e aggressive, l’istinto che richiede maggiore attenzione è invece a mio avviso l’aggressività.
Tante volte ho sentito dire che il rischio di chi fa psicoterapia è quello di dipendere dal suo terapeuta e di non poterne più fare a meno. E’ vero invece il contrario! La terapia fornisce gli strumenti per sciogliere quei problemi legati alla dipendenza fino ad allora negata o agita; ad esempio una serie di amori infelici!
Molti pensano che il transfert sia un innamoramento verso il terapeuta. In realtà è un processo molto più complesso, per lo più inconscio, che consente di rivivere nel rapporto col proprio terapeuta tutta una gamma di sentimenti irrisolti, che originariamente erano rivolti alle figure chiave del passato e che tende a riproporsi in ogni nuovo rapporto.
Dopo aver messo da parte tutti questi luoghi comuni sulla psicologia e psicanalisi, credo che non resti che scoprire davvero cosa sia un percorso di psicoterapia psicanalitica e darsi il tempo, in una società che va di fretta, superficiale e dai facili consumi, il tempo prezioso per accettarsi e migliorare se stessi.
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